Cicli chiusi vs cicli aperti: cosa cambia nei bioprocessi?
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Nei bioprocessi la scelta tra ciclo chiuso e ciclo aperto non è un dettaglio tecnico, ma una decisione che influenza tutto: dalla qualità del prodotto alla sicurezza, fino ai costi e alla gestione quotidiana. Comprendere le differenze è essenziale per valutare quale approccio sia più adatto a un determinato settore o processo.
In termini semplici, un ciclo chiuso è un processo che rimane completamente isolato dall’ambiente esterno. L’aria, gli operatori e qualsiasi fonte di contaminazione non entrano mai in contatto con il prodotto. Al contrario, un ciclo aperto prevede un’esposizione – totale o parziale – all’ambiente esterno, con i vantaggi della semplicità e della flessibilità, ma anche con maggiori rischi.
Per rendere più chiaro il confronto, riportiamo una tabella che mette in parallelo i due approcci, analizzando i principali aspetti da considerare.
| Aspetto | Ciclo chiuso | Ciclo aperto |
|---|---|---|
| Definizione | Processo isolato: nessun contatto con l’ambiente esterno. | Processo esposto, in parte o totalmente, all’ambiente. |
| Sicurezza | Protezione da contaminazioni e rischi per prodotto e operatori. | Maggiore rischio di contaminazione, servono più controlli. |
| Qualità del prodotto | Costante e ripetibile, ideale per standard elevati. | Variabile, dipendente da ambiente e operatività. |
| Flessibilità | Richiede impianti dedicati e progettazione accurata. | Maggiore libertà di adattamento, ma meno controllo. |
| Costi | Investimento iniziale più alto, minori perdite da scarti. | Costi iniziali contenuti, ma rischi di sprechi maggiori. |
| Applicazioni tipiche | Farmaceutico, biotecnologie, alimentare ad alto rischio igienico. | Fermentazioni artigianali, produzioni a basso rischio. |
La tabella mostra come i cicli chiusi siano sinonimo di sicurezza e qualità costante, aspetti fondamentali per settori come il farmaceutico o l’alimentare di alto livello. Tuttavia, richiedono investimenti iniziali più consistenti e una pianificazione accurata. I cicli aperti, invece, privilegiano la semplicità e la flessibilità: risultano più adatti a contesti artigianali o a processi in cui il rischio di contaminazione è considerato accettabile.
In sintesi: non esiste una scelta “giusta” in assoluto. La decisione dipende dal prodotto da realizzare, dal livello di qualità richiesto e dal rischio che si è disposti ad assumere.